Ci penso, mentre guido verso Sona. Sono sempre in prestito, anche dopo anni. “Tu non sei di qui”. Quante volte me lo sono sentita ripetere. Ad ogni spostamento. Forse è il destino di noi veneziani, ancorati all’immagine di una città aperta alle molteplici identità e dissolti su infinite rotte che vanno altrove. Per non tornare. Perché la città da cui partirono i miei genitori non esiste più, se non nelle forme dei ricordi.
Forse è per questo che mi interessano i luoghi. Per capire il genius loci che cattura chi vi abita. Neanche la nuova dirigente dell’Istituto Comprensivo “Virgilio”, la dottoressa Sabrina Di Lauro (nella foto di Marco Bonfichi), è di Sona. Non è nemmeno veronese. Forse qualcosa ci accomuna: lavorare per gli studenti di un posto di cui non sei.
Ho preparato una scaletta di domande. Così chiacchieriamo con un filo. Che mi accorgo immediatamente che non serve. Ci intendiamo. Entrambe di fuori, ma lei con radici che traspaiono subito, bellissime e fortissime. Mi illumina del sole della costiera sorrentina, che splendeva caldo e accogliente nel giorno di vacanza in cui l’hanno chiamata a fine agosto al Nord per la scelta della sede.
Sona non è una casualità. Lei ha scelto per prima: un’attenta documentazione sull’Istituto e sul paese e il desiderio di potersi muovere anche di sera, senza destare preoccupazioni negli affetti che l’aspettano a casa, nel centro storico di Napoli.
Benvenuta al Nord. Mi racconta di averlo avvertito subito tra le forme dei luoghi tanto diversi dal suo, perché mi dice con un sorriso che i paesaggi sono fatti anche di persone. Diciotto anni di lavoro amato nel Quartiere Sanità e ora l’esperienza in Veneto. I valori sono comuni, la loro declinazione può essere diversa per cultura e tradizioni, ma il punto di arrivo è identico.
Parliamo della necessità di sviluppare il sentimento dell’appartenenza ai luoghi che rende concreti i goals dell’Agenda 2030. Va indietro negli anni e ricorda la sua adesione al progetto “Adotta un albero” e l’amore dei bambini verso la loro pianta, tra il cemento cittadino. Un legame con la terra che ha colto spontaneo nelle abitudini e nei giochi dei suoi nuovi studenti. Qui la natura è vicina, è partecipe della quotidianità.
Si aggancia al presente e mi descrive il progetto “Adotta Verona” a cui ha voluto con determinazione che il suo IC aderisse e di cui ora con soddisfazione raccoglie i risultati.
Sì, una donna determinata con un ampio orizzonte di visioni. Lo avverto da docente. Mi descrive nel dettaglio la relazione tra il suo Istituto e il tema del paesaggio. Lo considera centrale nel curricolo verticale.
Sa che nel 2021–22 docenti e studenti hanno partecipato alle attività di osservazione e di trasformazione del territorio proposte dall’Osservatorio locale del paesaggio delle Colline Moreniche e dell’Entroterra Gardesano. Ricordo anch’io quella bella idea in rete, perché aderii con le mie classi a Valeggio sul Mincio. Le ho portato in regalo la pubblicazione dell’Osservatorio Regionale del paesaggio del Veneto sul progetto scolastico “In20amo il paesaggio” da cui l’Osservatorio locale ha preso spunto. Sfogliamo, guardiamo insieme, commentiamo. Si informa sulle modalità offerte di formazione dei docenti.
Mi sento accolta nel suo ufficio. Mi delinea il deciso convincimento dell’importanza dell’apertura della scuola al territorio: gli open day, la condivisione sul sito delle attività della scuola, la presenza della dirigente agli eventi esterni a contatto con la popolazione locale. Ancora una volta le persone sono elemento importante di un paesaggio.
Parliamo quindi dell’educazione alla sostenibilità presente nel curricolo di Educazione Civica dell’IC, delle risorse rinnovabili in Tecnologia, del rispetto del patrimonio artistico in Arte. Mi racconta anche di come le piacerebbe intervenire sullo stagno della scuola primaria di San Giorgio in Salici per conservare un posto tanto amato dai bambini.
In ogni parte della conversazione emerge lo sguardo attento di una dirigente verso un paesaggio che desidera progressivamente conoscere e in cui progetta di partecipare come Istituto. L’azione congiunta tra docenti del luogo e un vertice che viene da un’altra realtà ha un potenziale di sviluppo indubbio tra consapevolezza della tradizione e possibilità di intuizioni diverse. E’ un valore aggiunto.
Mi piace stare in questo ufficio. La nostra chiacchierata dura più di un’ora. Ringrazio per la notevole disponibilità tra le incombenze pressanti che nel frattempo richiamano l’attenzione, con un documento da firmare e una mamma che ha piacere di scambiare qualche pensiero. Offro in cambio quel che ho: i miei contatti per i docenti che fossero interessati a una condivisione di esperienze didattiche sul paesaggio.
Ci stringiamo la mano. Esco felice, perché ho incontrato una professionista della scuola con radici che profumano di sole e di cultura e un presente che vibra di passione e di idee in cui il paesaggio ha un posto. Un gran bel posto. Ho la speranza di ritrovarci in qualche strada progettuale. Un po’ me lo sento.
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